Il punto del Regista

Gabriele Perrini

Entrare a far parte di una Compagnia Teatrale amatoriale è un ottimo modo per imparare, ma anche per conoscere nuovi amici e ovviamente per divertirsi.

Forse sta un po’ stretto quell’aggettivo "amatoriale", che stona con la passione e l’impegno di chi lo fa.

Il Teatro delle compagnie filodrammatiche costituisce una realtà indiscutibilmente viva e dinamica.

È un Teatro fatto da persone che paese per paese, sera dopo sera, oltre il lavoro e gli impegni familiari, portano avanti, in maniera assolutamente gratuita e volontaristica, il proprio amore per il Teatro, contribuendo alla crescita culturale e sociale della comunità in cui vivono e diffondendo l’amore e la conoscenza delle arti sceniche.

Le Compagnie Teatrali amatoriali, con il loro radicamento sul territorio, favoriscono il rinsaldarsi delle comunità e rappresentano per molti il primo approccio alle scene, una vera e propria palestra artistica capace di offrire un’insostituibile opportunità formativa, culturale e aggregativa.

Un Teatro che spesso non fa notizia o che fa sorridere chi, abituato a professionalità interpretative più alte, lo incontra, ma che costituisce spesso l’humus sul quale si sono innestate vere e proprie storie di successo, capace com’è di riportare chi lo fa alle radici stesse del far Teatro: l’incontro con l’altro.

Il Teatro è un insieme di differenti discipline, che si uniscono e concretizzano nella esecuzione di un evento "spettacolare" dal vivo.

Fare Teatro ha come obiettivo principale il potenziamento della personalità, attraverso lo sviluppo dei suoi aspetti creativi e relazionali.

Il Teatro come forma interattiva di linguaggi diversi: verbale, non verbale, mimico, gestuale, musicale, etc. si configura come mezzo ideale per rafforzare l’autostima e aiutare nella costruzione delle relazioni.

L’ idea di Teatro non deve essere vista come solo momento finale della rappresentazione, ma soprattutto nell’intero iter dei processi.

Pensare oggi al Teatro siciliano fa sorgere nella mente, soprattutto degli stranieri, il preconcetto che si tratti di una forma di spettacolo prettamente in lingua dialettale, cosa che non è affatto errata se non in parte, dato che gli autori siciliani non producono soltanto opere in dialetto.

Il movimento, l’espressione e l’intensa emozione che si possono provare in una rappresentazione teatrale in vernacolo hanno ragione d’essere solo grazie all’esistenza di un trittico inscindibile: il Teatro, il genio creativo degli scrittori e la bravura degli attori, elementi fortunatamente presenti in Sicilia in modo entusiastico.

Infatti, il Teatro siciliano vanta di scrittori ed attori illustri che hanno contribuito a dare alla Sicilia una connotazione culturalmente forte.

Caratterizzante dell’ambiente isolano è effettivamente il dialetto: basti pensare al "Lu paraninfu", "Lu Vampiro", il "Quacquarà" del catanese Luigi Capuana, o ancora al "Civitoti in pretura" e il "San Giovanni decullatu" del grande autore Nino Martoglio e tante altre opere ancora, per capire quanto fondamentale e importante sia stato il dialetto per lo sviluppo del Teatro siciliano.

Il Teatro siciliano, quindi, gode di importantissimi esempi di bravura artistica, intellettuale e non solo, dalle origini sino all’età contemporanea.

E anche il dialetto, malgrado la sua apparente veste elitaria, è riuscito e riesce tutt’oggi ad affascinare la gente e a mantenere saldo e forte l’orgoglio della nostra amata Sicilia in tutto il mondo. 

 

Gabriele Perrini