commedia brillante in tre atti di Daniele Russo
(riduzione e adattamento a cura di Gabriele Perrini)
Un cataclisma si abbatte su casa Rinato, quando nella notte, la famiglia protagonista di questa vicenda, scopre sgomenta della morte del capofamiglia Peppino.
L’uomo, ricco possidente e taccagno fino al midollo, ha accumulato nella sua vita terrena un ricco bottino, frutto di anni di sacrifici e di un lascito del padre; tuttavia, non avendo fatto
testamento, nulla lascia ai familiari, i quali, per il timore di restare senza il minimo necessario per la propria sopravvivenza, mettono la casa a soqquadro pur di rinvenire l’agognato
bottino.
A rendere ancora più accattivanti le avventure di questa sgangherata famiglia, si aggiungeranno eventi surreali a cavallo tra la vita e la morte, l’ingerenza di eccentrici parenti e vicini di
casa e situazioni paradossali.
La Compagnia Teatrale i Frastornati torna alla ribalta, pronta a consegnare al suo amato pubblico una commedia dal sapore dolceamaro.
Nata dall’estro creativo di Daniele Russo, la pièce "Morte apparente" si impone come una commedia brillante che strizza l’occhio all’assurdo e all’inusuale.
La scelta è ricaduta su questo testo per il profondo carico valoriale di cui si fa portatore.
Dietro a battute sagaci, situazioni strampalate e personaggi irriverenti, si nascondono profondi significati capaci tanto di far ridere, quanto di toccare le corde dell’animo umano.
Un viaggio paranormale in un perenne limbo tra la vita e la morte sarà l’occasione per i protagonisti di riflettere su aspetti quali la caducità della vita, l’importanza della famiglia, e il
rispetto reciproco per i suoi componenti, le insicurezze per il futuro e di come il movente economico condiziona crudelmente le nostre vite.
Buon divertimento
Gabriele Perrini
commedia brillante in due atti di Calogero Maurici
(riduzione e adattamento a cura di Gabriele Perrini)
La commedia si svolge tra le mura di casa Colluccello, travolta da una notizia dal sapore dolceamaro: i figli, Margherita e Marcello, stanno vivendo storie d’amore, rispettivamente con
Massimo e Angela, entrambi appartenenti a famiglie non viste di buon occhio dal bigotto Santino, loro padre, il quale, non potendo contare sulla complicità della moglie Assunta, la quale
patteggia per la causa dei figli, cercherà in tutti i modi di opporsi a queste unioni.
Riusciranno i ragazzi a far trionfare il loro amore?
Anche quest'anno la Compagnia Teatrale i Frastornati è lieta di regalarvi una serata piena di risate e spensieratezza, con la commedia brillante in due atti "A famìjja… ddifittusa" di
Calogero Maurici (riduzione e adattamento a cura di Gabriele Perrini).
Ho esordito nella mia carriera di regista teatrale proprio con questa pièce nel 2013, sottoponendola a tre diverse rielaborazioni, l’ultima datata 2021.
L’intento è stato quello di miscelare, proprio come in un gustoso cocktail, tutti gli ingredienti propri di una commedia farsesca.
L'opera consente agli attori di divertire il pubblico con intelligenza e buon gusto enfatizzando, attraverso il paradosso, situazioni inusuali al fine di mettere in evidenza tematiche,
soprattutto di carattere morale, con cui ci interfacciamo nella vita di tutti i giorni, pur senza accorgercene.
Ogni battuta nasconde un ventaglio di significati che la mente dello spettatore andrà ad unire e accordare in maniera più che intuitiva per rivelare un mosaico di vite in cui ognuno potrà
rispecchiarsi.
In fondo, il binomio Teatro - Vita è inscindibile, perché, come diceva Arthur Miller, "il Teatro è così infinitamente affascinante, perché è così casuale.
È come la vita".
Buon divertimento
Gabriele Perrini
commedia brillante in tre atti di Fabio Massimo Jacobello
(riduzione e adattamento a cura di Gabriele Perrini)
Per un padre di famiglia, chiamato a districarsi tra le ristrettezze economiche, le frustrazioni della vita lavorativa, i capricci della moglie, il "peso" della suocera e le continue
richieste economiche dei figli nullafacenti, la vita è alquanto difficile.
Oggi, come ieri, sono tanti coloro che vivono una quotidianità in cui i grattacapi si susseguono senza sosta e il ragioniere Vincenzo Campagna, protagonista della commedia brillante in tre
atti "Casa Campagna" di Fabio Massimo Jacobello, rappresenta l’emblema di tanti uomini sull’orlo di una crisi di nervi.
Casa Campagna, commedia brillante in tre atti di Fabio Massimo Jacobello, mette in evidenza le debolezze e i problemi quotidiani che caratterizzano la nostra società.
Con la leggerezza e il garbo della buona satira di costume e la schietta semplicità del nostro dialetto, questo lavoro mette a nudo le mancanze, i desideri reconditi e le magagne della
società odierna attraverso la vicenda di una tipica famiglia medio-borghese.
La scoperta di uno spiacevole antecedente costituisce il punto di partenza per una serie di equivoci che si susseguiranno a catena e che condurranno, inevitabilmente, al più classico dei
lieto fine.
La pièce propone con lieve ironia alcune figure tipiche della commedia classica arricchite tuttavia di connotati che le trasformano in personaggi di quotidiana riconoscibilità e di
straordinaria attualità.
Se, comunemente, si afferma che è il più forte a prevalere sul più debole, in questa commedia, invece, pare quasi di vedere la figura di un vendicatore che si batte per tutti i torti e le
ingiustizie che la classe politica ci ha fatto subire in questi anni.
Quando le necessità aumentano, l’ingegno interviene per sostenerci, inventando trovate che difficilmente avremmo avuto se il bisogno non avesse fatto da padrone.
Buon divertimento
Gabriele Perrini
commedia brillante in tre atti di Fabio Massimo Jacobello
(riduzione e adattamento a cura di Gabriele Perrini)
Per un padre di famiglia, chiamato a districarsi tra le ristrettezze economiche, le frustrazioni della vita lavorativa, i capricci della moglie, il "peso" della suocera e le continue
richieste economiche dei figli nullafacenti, la vita è alquanto difficile.
Oggi, come ieri, sono tanti coloro che vivono una quotidianità in cui i grattacapi si susseguono senza sosta e il ragioniere Vincenzo Campagna, protagonista della commedia brillante in tre
atti "Casa Campagna" di Fabio Massimo Jacobello, rappresenta l’emblema di tanti uomini sull’orlo di una crisi di nervi.
Casa Campagna, commedia brillante in tre atti di Fabio Massimo Jacobello, mette in evidenza le debolezze e i problemi quotidiani che caratterizzano la nostra società.
Con la leggerezza e il garbo della buona satira di costume e la schietta semplicità del nostro dialetto, questo lavoro mette a nudo le mancanze, i desideri reconditi e le magagne della
società odierna attraverso la vicenda di una tipica famiglia medio-borghese.
La scoperta di uno spiacevole antecedente costituisce il punto di partenza per una serie di equivoci che si susseguiranno a catena e che condurranno, inevitabilmente, al più classico dei
lieto fine.
La pièce propone con lieve ironia alcune figure tipiche della commedia classica arricchite tuttavia di connotati che le trasformano in personaggi di quotidiana riconoscibilità e di
straordinaria attualità.
Se, comunemente, si afferma che è il più forte a prevalere sul più debole, in questa commedia, invece, pare quasi di vedere la figura di un vendicatore che si batte per tutti i torti e le
ingiustizie che la classe politica ci ha fatto subire in questi anni.
Quando le necessità aumentano, l’ingegno interviene per sostenerci, inventando trovate che difficilmente avremmo avuto se il bisogno non avesse fatto da padrone.
Buon divertimento
Gabriele Perrini
commedia brillante in tre atti di Pippo Barone e Pippo Scammacca
(riduzione e adattamento a cura di Gabriele Perrini)
Protagonista della storia è la famiglia Musumeci guidata da Saro, un venditore ambulante, e dalla moglie Vicinzina, una casalinga.
I due, di mentalità retrograda e completamente analfabeti, sono persone semplici e credulone che, tuttavia, hanno costruito una famiglia basata su nobili valori morali.
Accanto a loro ci sono la figlia Mimma ed il figlio Lucio, ragazzo ingenuo e piuttosto tonto, che passa intere giornate ad oziare con i suoi due amici, Nenè e Fofò.
Ma una circostanza alquanto insolita crea un malinteso tra il dottore e la signora Vicinzina che dà vita ad una situazione assurda e paradossale, dove si sospetta, si suppone…
La mia idea di Teatro, che prende sicuramente le mosse dalla tradizione, parte sempre dal rispetto per il pubblico e cerca quindi di essere innanzitutto "spettacolo", un evento che deve
emozionare, intrattenere e rifuggire dagli intellettualismi e dalle eccessive astrazioni.
Un Teatro quindi che non dimostri ma agisca, respingendo l’"esteriorità" e sposando l’"estetica".
Ciò si traduce in allestimenti agili e serrati nei quali si parte innanzitutto e imprescindibilmente dalla qualità del testo e degli attori e dove le scenografie, i costumi e le musiche si
inseriscono in modo armonico in questo sistema, in questa macchina teatrale.
Rappresentare poi un testo siciliano può essere un'operazione interessante sul piano creativo, oltre che un’esperienza formativa che richiede una certa perizia e la conoscenza di molte
tecniche, tra le quali spicca quella linguistica, tenendo conto che questo tipo di rappresentazione non si regge esclusivamente sulle parole ma anche sui silenzi e sulle azioni.
Con la stessa forza e sempre più voglia, rieccoci dunque qui ad aprire il sipario sulla Stagione Teatrale primaverile 2019.
Con "U figghiu masculu" torna la commedia degli equivoci!
L'intento della pièce teatrale è quello di divertire la platea, attraverso un’arrembante vis comica che nasce da gag divertenti, che ci permettono nello stesso tempo di
rivolgere l'attenzione a temi di grande impatto sociale mostrandoci come vengano spesso affrontati, in modo da non turbare il decoro esteriore.
La messinscena è ricca di eventi paradossali e di azioni rocambolesche tipiche delle divertenti commedie latine di Plauto che, pur rappresentando circostanze imbarazzanti e in un certo senso
drammatiche per i protagonisti, suscitano notevole ilarità, proprio a causa del groviglio di azioni e della espressione in vernacolo tradizionale ed al tempo stesso sagace e
provocatoria.
Un tourbillon di personaggi stravaganti contribuiscono ognuno nel suo ruolo a dare ritmo ad una rappresentazione, piena di colpi di scena, che cattura il pubblico divertendolo e
costringendolo a riflettere sulla realtà che da sempre ci circonda, seppur nascosta dietro la maschera che indossiamo ogni giorno.
Buon divertimento
Gabriele Perrini
commedia brillante in tre atti di Pippo Barone e Pippo Scammacca
(riduzione e adattamento a cura di Gabriele Perrini)
Protagonista della storia è la famiglia Musumeci guidata da Saro, un venditore ambulante, e dalla moglie Vicinzina, una casalinga.
I due, di mentalità retrograda e completamente analfabeti, sono persone semplici e credulone che, tuttavia, hanno costruito una famiglia basata su nobili valori morali.
Accanto a loro ci sono la figlia Mimma ed il figlio Lucio, ragazzo ingenuo e piuttosto tonto, che passa intere giornate ad oziare con i suoi due amici, Nenè e Fofò.
Ma una circostanza alquanto insolita crea un malinteso tra il dottore e la signora Vicinzina che dà vita ad una situazione assurda e paradossale, dove si sospetta, si suppone…
La mia idea di Teatro, che prende sicuramente le mosse dalla tradizione, parte sempre dal rispetto per il pubblico e cerca quindi di essere innanzitutto "spettacolo", un evento che deve
emozionare, intrattenere e rifuggire dagli intellettualismi e dalle eccessive astrazioni.
Un Teatro quindi che non dimostri ma agisca, respingendo l’"esteriorità" e sposando l’"estetica".
Ciò si traduce in allestimenti agili e serrati nei quali si parte innanzitutto e imprescindibilmente dalla qualità del testo e degli attori e dove le scenografie, i costumi e le musiche si
inseriscono in modo armonico in questo sistema, in questa macchina teatrale.
Rappresentare poi un testo siciliano può essere un'operazione interessante sul piano creativo, oltre che un’esperienza formativa che richiede una certa perizia e la conoscenza di molte
tecniche, tra le quali spicca quella linguistica, tenendo conto che questo tipo di rappresentazione non si regge esclusivamente sulle parole ma anche sui silenzi e sulle azioni.
Con la stessa forza e sempre più voglia, rieccoci dunque qui ad aprire il sipario sulla Stagione Teatrale 2018, che ci vede orgogliosi di festeggiare il nostro quinto anno d’attività.
Con "U figghiu masculu" torna la commedia degli equivoci!
L'intento della pièce teatrale è quello di divertire la platea, attraverso un’arrembante vis comica che nasce da gag divertenti, che ci permettono nello stesso tempo di
rivolgere l'attenzione a temi di grande impatto sociale mostrandoci come vengano spesso affrontati, in modo da non turbare il decoro esteriore.
La messinscena è ricca di eventi paradossali e di azioni rocambolesche tipiche delle divertenti commedie latine di Plauto che, pur rappresentando circostanze imbarazzanti e in un certo senso
drammatiche per i protagonisti, suscitano notevole ilarità, proprio a causa del groviglio di azioni e della espressione in vernacolo tradizionale ed al tempo stesso sagace e
provocatoria.
Un tourbillon di personaggi stravaganti contribuiscono ognuno nel suo ruolo a dare ritmo ad una rappresentazione, piena di colpi di scena, che cattura il pubblico divertendolo e
costringendolo a riflettere sulla realtà che da sempre ci circonda, seppur nascosta dietro la maschera che indossiamo ogni giorno.
Buon divertimento
Gabriele Perrini
commedia brillante in tre atti di Pietro Barbaro
(riduzione e adattamento a cura di Gabriele Perrini)
La commedia è un singolare spezzato di vita quotidiana di una coppia che dopo tanti anni di matrimonio "non si sopporta più" e la scintilla amorosa che aveva legato i due si è
affievolita.
I due a suon di avvocato provano invano a vincere la causa per colpa, cercando di scatenare gelosie che possano portare a passi falsi il coniuge.
Incuranti delle conseguenze per gli altri familiari, tutto sembra precipitare, ma alla fine…
Ho voluto dare vita a uno spettacolo per tutti.
Non credo in un Teatro di matrice esclusivamente intellettuale, inaccessibile, libresco, noioso, o "per pochi".
Credo, invece, in un Teatro di idee dal linguaggio immediato.
Così quest'anno proponiamo un esilarante spettacolo modellato con sagace ironia e senso dell’umorismo senza mai scadere nella banalità.
Pani, amuri e… tumpulati rappresenta un ulteriore passo in avanti del nostro percorso di maturazione.
Difatti è un lavoro di notevole fattura che ci proietta in una modernizzazione del repertorio in modo da venire anche incontro al più esigente pubblico contemporaneo.
Lo scopo della mise en scene, pertanto, è ancora una volta ridere, all'insegna della spensieratezza e di una sana voglia di vivere.
In un ritmico susseguirsi di equivoci e colpi di scena, la vicenda si dipana in un vorticoso intreccio di personaggi e scambi di persona.
La trama è dunque sobria e leggera, ma sempre permeata dalla costante voglia di stare in allegria.
Il fil rouge, però, è anche quello di affrontare temi morali significativi e consentire ai nostri spettatori di trarre la propria opinione su temi rilevanti, assistendo ad uno
spettacolo gradevole e dimenticando, anche se solo per qualche ora, i problemi che attanagliano quotidianamente la nostra vita.
Una fresca e frizzante commedia che con ironia punta i riflettori sui rapporti coniugali.
Infatti la tematica principale sulla quale il drammaturgo insiste è proprio la delicata questione del divorzio, dove a farne le spese è l’ambiente familiare.
Un gustoso quadretto di vita domestica, quindi, in cui emergono spontaneamente, tra una risata e l'altra, spunti di riflessione.
Buon divertimento
Gabriele Perrini
commedia brillante in tre atti di Nino Mignemi
"Una commedia nella commedia", così si può definire la trama che racconta le disavventure di don Pasqualino, un agiato proprietario terriero, sposato con Mariannina, molto più giovane di lui,
mentre si trova in villeggiatura nella sua villetta di campagna.
Nella casa dirimpetto, vive il cugino Lonardo Staffetta con sua moglie Lucietta, che conduce una vita agiata grazie alla promessa di una ricchissima eredità e a un congruo sostentamento
mensile che il facoltoso zio Francesco, mensilmente gli spedisce da Chicago.
Questo perchè lo zio, da tempo ammalato ed impossibilitato al ritorno in Sicilia, crede, com'era nel suo desiderio, che Lonardo, suo diretto nipote, sia sposato con Mariannina, figlia del suo
più caro amico.
Ma all'improvvisa guarigione consegue l'inaspettata visita del lontano parente, che ritorna da Chicago per accertarsi personalmente dell'avvenuto matrimonio.
Tutto ciò crea scompiglio in casa Staffetta.
E così don Pasqualino, nonostante la sua riluttanza e irrefrenabile gelosia, si vedrà forzato a "prestare" la sua Mariannina allo sventurato cugino, il quale trascina tutti i personaggi della
commedia in una "inevitabile finzione".
Quest'anno i riflettori si sono accesi sulla commedia brillante in tre atti "'Mprestimi a tò mugghieri", del celebre autore catanese Nino Mignemi.
Si potrebbe pensare che questa commedia nasconda qualcosa di reale, qualcosa che potrebbe accadere realmente.
Il senso virtuale di questa "recita" si consuma nella bravura degli attori, nel rappresentare qualcuno o qualcosa, come quel Pasqualino a cui viene chiesta in prestito la moglie Mariannina,
moglie prestata, per un errato convincimento del concetto di amicizia, ma il senso reale delle cose serpeggia fra il pubblico, nel momento in cui esso si immedesima nei sentimenti degli
attori e, addirittura, se ne appropria.
Spesso l’arte teatrale è una finzione, portata in scena, per fare coesistere il reale con il virtuale, il luogo dove l’arte diventa il crocevia di odi e amori, di pianti e risate.
"La moglie è un bene prezioso, intimo come i mutandoni di lana, e in quanto tale non si presta a nessuno".
Questo è il "leitmotiv" della commedia degli equivoci "'Mprestimi a tò mugghieri" ove sorrisi, ironia, situazioni comiche e farsesche faranno da contorno a una trama che è tutta un programma
ma che ricalca in pieno la filosofia dell'uomo siciliano per antonomasia.
Bersaglio della rappresentazione sono ciarlatani, credenze, superstizioni, raggiri e illusionismi, promesse d’incantesimo e attese deluse.
Ne viene fuori uno spaccato di simpatica e coinvolgente "sicilianità", in cui si mescolano ingredienti ricchi di sapori forti, ma assolutamente gustosi a traboccanti di "umanità" che mettono
in luce valori umani e principi di vita che vanno oltre ogni aspetto patrimoniale.
"L’amore per la famiglia supera ogni ostacolo", questa è la riflessione che il protagonista rivolge allo spettatore a coronamento dell’opera.
Amore, sentimenti ed etica morale, che si contrappongono al valore materiale del denaro.
La commedia si erige sul ritmo incalzante e sulla colorita caratterizzazione dei personaggi, interpretati da attori rigorosamente castelbuonesi che da tempo calcano il palco con la stessa
grinta ed emozione del primo anno.
Insieme abbiamo superato qualsiasi tipo di difficoltà grazie all’amicizia che ci lega.
In questi anni abbiamo sempre lavorato con perseveranza per raggiungere un obiettivo comune, senza rivalità o gelosie, così abbiamo creato una strabiliante intesa.
La Compagnia Teatrale i Frastornati infatti è più di una compagnia, è una Grande Famiglia!
Buon divertimento
Gabriele Perrini
commedia brillante in due atti di Gabriele Perrini
(rielaborata con Stefania Gentile)
Dopo anni di matrimonio vissuti in tranquillità, i coniugi Filippo e Liboria, in contemporanea con la sopravvenuta cassa integrazione di lui, si ritrovano a dover ospitare in casa i genitori
di lei, Provvidenza e Iachini, due anziani alquanto invadenti.
Nonostante il periodo ricco di avvenimenti poco felici, i due protagonisti riescono a vivere agiatamente grazie al patrimonio di Liboria, che comprende, tra le altre, anche la casa in cui
risiedono attualmente, ereditata dai bisnonni.
Proprio per le sue origini facoltose Provvidenza, ha da sempre mal digerito Filippo come genero per via delle condizioni poco agiate della sua famiglia e del suo lavoro non sempre stabile e
fiorente.
Conscia che tra marito e moglie a portar i pantaloni è solo chi porta la ricchezza in dote, pretende dalla figlia un atteggiamento coerente alle sue "dottrine".
Così per non sfigurare agli occhi della madre, Liboria, fervente parrocchiana vista da tutti come una donna misericordiosa, una volta varcata la soglia di casa si trasforma in una vera e
propria dittatrice nei confronti di Filippo, costretto non solo a svolgere i lavori domestici ma anche a sopportare la prepotenza della suocera.
Liboria diventa così una donna dal doppio volto: prepotente ed aggressiva in presenza di Provvidenza, affettuosa ed amorevole nei riguardi del marito quando la madre è fuori casa, poiché in
cuor suo sa del trambusto creatosi.
Fatalmente Liboria riversa tutti i preconcetti "appresi" dalla madre alla sua di figlia, Bernadette, la quale vorrebbe aiutare in qualche modo il padre Filippo ma teme l'ira funesta della
madre e, ancor più grave, il giudizio della nonna.
Tutto questo fino a quando un bel giorno Bernadette conoscerà Nazzareno… e li cambieranno tante cose!!
Stanco del rapporto tutt'altro che idilliaco con la suocera ed esasperato dall'odio profondo che nutre nei suoi confronti, Filippo chiederà aiuto a Pitrini, suo vecchio amico, per
architettare un piano e provare a sbarazzarsi di Provvidenza…
Andrà a buon fine?
Intanto Vicinzini, il padre di Filippo, conscio della situazione, prova ad invertire la sorte del figlio suggerendogli dei numeri "vincenti" e tentare la fortuna con l’auspicio di sovvertire
l’ordine familiare prendendo le redini di casa.
Ma intanto è giunta l’ora dell’estrazione, corriamo a seguire i numeri ed incrociamo le dita per il nostro Filippo.
Aspettare bramosamente l'estate per calcare ancora una volta il palco della suggestiva Piazza Castello è qualcosa di ineffabile e magico al contempo, specialmente se ad attenderci è l’attore
più importante: il pubblico.
Pubblico, senza il quale il teatro non avrebbe motivo di esistere, che desidera dimenticare la triste realtà quotidiana per abbandonarsi, anche solo per un'ora, all’ilarità e al buon
umore.
Non sono certamente uno scrittore di professione ma dedico il mio tempo libero alla stesura di commedie brillanti, che custodiscono un messaggio, una massima, da lasciare al pubblico alla
chiusura del sipario.
La scelta del tema di quest'anno, non è casuale.
Lo scenario della famiglia, infatti, riesce sempre a coinvolgere qualsiasi tipo di spettatore, dal più anziano al più giovane.
In particolare ho voluto sottolineare come alla persona saccente e mediocre fa comodo oscurare, fino quasi ad annullare, l’esistenza dei virtuosi perché le azioni meritevoli fungono da
rimprovero alle malefatte.
Perciò il suo pensiero fugge da tali persone parimenti agli scarafaggi, che alla vista della luce, corrono a nascondersi nelle loro tane.
Dico agli adulti di essere disponibili e affidabili nei confronti dei più piccoli, ma soprattutto di tramandare loro i valori della vita, i più preziosi e inestimabili.
Rifacendomi al pensiero pirandelliano, ho focalizzato l’attenzione sull’uomo, ridotto a personaggio, che recita la parte che la società esige da lui e che egli stesso si impone attraverso i
propri ideali morali.
Di fatto egli vorrebbe esprimere la propria interiorità ma è bloccato dal timore del giudizio altrui e così si crea un mondo di illusioni basato su convenzioni e luoghi comuni (della serie:
"cu è cchiù bbabbu, cannilivari o cu cci va ddapprìessu??").
Questa figura intercalata nell’ambito parrocchiale rappresenta una vera e propria eresia.
Gesù stesso, venendo sulla terra, ha predicato la fede, la misericordia, il perdono, l’umiltà.
La protagonista incarna la figura del fedele che predica bene ma razzola male.
L'obiettivo non è di voler screditare o deridere chi, spinto dalla fede, dedica la propria vita a Dio ma evidenziare la condizione di peccato che affligge ogni uomo.
Particolare rilievo assume nel testo il divario sociale tra ricchi e poveri in un'epoca nella quale si venera il "dio denaro" e, per aver successo, occorre le ricchezza.
Il ricco si sente il padrone del mondo; l'umile è il custode delle meraviglie che il mondo contiene.
Ma la vera ricchezza è la felicità coltivata dentro ognuno di noi.
Spassosa e spumeggiante dai ritmi sempre accesi, ispirandomi alle grandi opere di Calogero Maurici, voglio proporVi una commedia incalzante e mai monotona dal titolo: "L’erva tinta un mori
mai".
Buon divertimento
Gabriele Perrini
commedia brillante in tre atti di Gabriele Perrini
(rielaborata con Daniele Di Vuono)
Dopo un viaggio di lavoro durato tre mesi Paolino ritorna a casa.
Ad attenderlo sua moglie Mariannina, che dopo aver scoperto di essere rimasta incinta durante l’assenza del marito, cerca di rimediare provando a fargli bere una sostanza afrodisiaca portata
proprio da Paolino dal Brasile.
Lei stessa gli versa in una bottiglia di cognac la sostanza, con la speranza di vivere un'accesa notte di passione per coprire il suo sbaglio.
Concetta e Santina, intanto, sorelle un po' bigotte di Paolino, restie alle avances dei rispettivi fidanzati Illuminato e Mariano, inconsapevolmente, sorseggiano qualche goccia del
"magico" cognac cedendo, così, alle lusinghe dei pretendenti ma, prese dal "delirio" afrodisiaco, confondono i partners scambiandoli l’un l’altra.
Accidentalmente, bevono il cognac anche la figlia di Paolino, Rosaria, e la cameriera Carmela, la quale sostiene, tra l’altro, di chiamarsi Dolores ed essere straniera.
L'azienda di Paolino nel frattempo cade in rovina, così per recuperare qualche soldo, viene costretto dalla moglie Mariannina a fingersi morto pur di recuperare gli ottanta milioni della
polizza vita, stipulata da lui stesso prima di partire.
I soldi incassati vengono così conservati gelosamente da Paolino in un'espugnabile cassaforte, ciononostante qualcuno riesce comunque a trafugare il denaro e violare il fortino… chi sarà mai
il colpevole?
Ai posteri l’ardua sentenza…
Reduce dal fresco successo, dopo aver curato la regia della commedia brillante di Calogero Maurici, "A famìjja…ddifittusa", messa in scena nel corso della edizione 2013 del "Castelbuono
Teatro Festival", ho continuato a "cavalcare" le forti emozioni del teatro dialettale con la lettura di varie opere.
Da questo percorso ho iniziato la stesura della pièce teatrale: "Iammu ppi ffùttiri e ffùommu futtuti", un copione di una intensità notevole, liberamente ispirato a "U muortu
assicuratu" di Ferruccio Centonze.
L'intento è stato quello di miscelare, proprio come in un gustoso cocktail, tutti gli ingredienti propri di una commedia farsesca.
L'opera lascia spazio agli attori di divertire con intelligenza e buon gusto qualsiasi tipologia di pubblico con situazioni paradossali.
Il risultato è una grande comicità con un abile e divertente gioco di "Teatro nel Teatro".
Buon divertimento
Gabriele Perrini
Compagnia Teatrale Amatoriale
via salita al bosco, 40
90013, Castelbuono (PA)